CHI SONO

LA MIA STORIA

Sono nata il 20/7/1936 a Osio Sopra, in provincia di Bergamo. Verso i sette anni mi sono trasferita con la mia famiglia ad Albegno, frazione del comune di Treviolo, sempre in provincia di Bergamo. La mia famiglia era composta da papà Stefano, carabiniere, da mamma Ersilia, casalinga, e da sei figli, di cui io ero la terza.

Terminate le scuole elementari, senza dire niente a nessuno, andai a lavorare in filanda, anche se la scuola, studiare e stare con le mie amiche, mi piaceva molto. Erano anni difficili, papà era lontano per lavoro, i soldi non c’erano e io sentivo vivissimo il bisogno di aiutare la mia famiglia.

All’età di diciassette anni riuscii ad ottenere il permesso dai miei genitori di recarmi in Svizzera a lavorare in un paesino poco distante da Zurigo. Rimasi là per tre anni, lavorando come tessitrice; mangiavo e dormivo con altre diciassette ragazze in una casa di proprietà della ditta per cui lavoravamo. Soffrivo molto per la mancanza della mia famiglia ma tornavo a casa tre volte all’anno, in occasione del Natale, della Pasqua e delle ferie estive.

Dopo tre anni, in seguito ad una lettera in cui apprendevo che mia mamma si era ammalata gravemente, ritornai a casa definitivamente. Trovai lavoro, sempre come tessitrice, presso lo stabilimento Zoffi di Bergamo.

Nel frattempo anche la mia vita affettiva procedeva bene: a ventitré anni, dopo sette di fidanzamento, sposai  Valentino. Presto rimasi incinta, con grande gioia di tutta la famiglia. Al sesto mese di gravidanza, un giorno prima di restare a casa dal lavoro per maternità, ricevetti la telefonata che mi annunciava la morte di mia mamma. Quando nacque il mio primo figlio, Marco, avrei voluto tanto mostrarglielo ed averla vicino. Ebbi in seguito altri due figli, Margherita e Francesco. Dopo la nascita della seconda figlia, mio marito aprì a Dalmine (BG) un negozio di frutta e verdura. La mia vita si divideva, così, tra la famiglia, la casa e il negozio che richiedeva parecchio tempo.

Con tanti sacrifici riuscimmo a costruire a Treviolo la casa in cui tuttora abito. Proprio in questa casa, una sera, sentii il forte desiderio di pregare. Mi ritirai nella stanza e mi inginocchiai nel modo che mia mamma mi aveva insegnato: con le mani sotto le ginocchia. Avevo appena cominciato a pregare tre Ave Maria che, improvvisamente, vidi davanti a me, sul pavimento, una grande buca nera. Ebbi paura di caderci dentro. In quel momento vidi arrivare la Madonna con Gesù bambino in braccio e Lei mi disse:

“Vedi, Lucia, quante persone cadono in continuazione all’inferno?” La Mamma celeste era molto triste e nello stesso istante vidi cadere la neve in quella buca. La Madonna mi disse:

“Cadono dentro come fiocchi di neve, Lucia, prega, prega, prega.”

Rimasi sbalordita da questa scena perché non vedevo vie d’uscita per coloro che cadevano dentro alla buca, così buia da far scomparire immediatamente le persone dalla mia vista. Mi resi conto che era un abisso da cui non si poteva più uscire.

Ebbi in seguito altre visioni e mi accaddero alcuni episodi che cambiarono il corso della mia vita. Il primo episodio riguardò mio figlio Marco. Un pomeriggio vennero a chiamarmi; mi dissero che mio figlio aveva avuto un incidente, che era stato investito da un’automobile ed era gravissimo. Gli avevano riscontrato un trauma cranico con una frattura molto vasta ed era in coma. Lo stesso primario, venendomi incontro, mi disse che non era operabile, data la vastità della frattura, e mi consigliò di andare in camera di rianimazione per vederlo un’ultima volta. Mentre scendevo le scale per avviarmi alla sala di rianimazione, sentii dentro di me una voce che mi diceva: “Non piangere più, Lucia, perché tuo figlio non morirà.”. Questa voce si ripeté per tre volte in tre momenti diversi del percorso. Arrivati in sala di rianimazione, con grande sorpresa, vidi l’infermiere, al di là del vetro, che parlava con Marco. Vedendo mio figlio seduto sul letto che parlava e capiva, mi inginocchiai e ringraziai S. Antonio, a cui avevo chiesto la grazia, per il miracolo concessomi.

Un secondo episodio interessò direttamente la mia persona. Nel 1974 mi recai in pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare la Santa Vergine e tener fede ad una promessa fattale in seguito ad un intervento chirurgico cui ero stata sottoposta. Una volta a Lourdes, subito desiderai pregare alla Grotta; guardai la statua della Madonna e mi sentii una nullità davanti a Lei. Alla vista di tutti quegli ammalati, mi si strinse il cuore; nonostante tanta sofferenza, li vedevo pregare con tanta devozione. Ero partita per Lourdes con la richiesta di tante grazie per la mia famiglia, ma in quel momento capii che dovevo solo ringraziare la Madonna, perché erano i malati ad avere bisogno delle sue grazie, e che l’unica richiesta che potevo fare era quella di avere una grande fede. Come tutti, anch’io feci il bagno nelle vasche e provai una grande emozione. Appena uscita, scoppiai in lacrime e piansi a lungo, senza capirne il perché. Durante il ritorno alla Grotta sentii dentro di me una pace grandiosa e un forte desiderio di pregare. Arrivata alla Grotta mi inginocchiai e pregai con tanto fervore, ringraziando la Mamma celeste della grazia ricevuta. Da quel momento provo un’infinita gioia nella preghiera e vorrei che la Madonna concedesse a tutti questa grazia.

Un altro episodio riguardò mio marito Valentino. Il 2 maggio 1980 ebbe un gravissimo incidente stradale e morì. In quel giorno ricordai un sogno premonitore, fatto due settimane prima, nel quale avevo visto l’incidente esattamente come si sarebbe verificato, senza riconoscere, tuttavia, le persone coinvolte. Se non avessi avuto il sostegno fede, non sarei riuscita a sopportare questo grande dolore. Mio marito aveva solo 44 anni e io rimasi da sola con tre figli adolescenti e con il timore di non essere all’altezza di poterli crescere e guidare sulla retta via.

La mia vita cambiò radicalmente. Dovetti chiudere il negozio perché non riuscivo a portarlo avanti da sola. Affittai la casa appena costruita, per poter mantenere i miei tre figli e mi trasferii in un piccolo appartamento in paese.

Dopo la morte di Valentino, mi resi conto che Dio mi voleva al suo servizio in modo completo ed io obbedii e da quel momento mi sono dedicata a Lui con tutta me stessa.

Nel 1981, su invito di una amica, mi recai a S. Giovanni Rotondo, da Padre Pio, di cui non avevo mai sentito parlare. Mentre, da sola e con la corona del rosario in mano, stavo percorrendo il corridoio che portava al luogo in cui c’era il Crocefisso e dove lui era stato stigmatizzato, mi sentii chiamare per nome. Mi girai, ma non c’era nessuno. Alla terza chiamata, ritornai sui miei passi e mi fermai davanti alla statua di Padre Pio, che si trovava in quel corridoio e mi sentii suggerire queste parole: “Tu dovrai organizzare i pellegrinaggi, dovrai portare i pellegrini sulla mia tomba e io chiederò a Dio per loro conversioni e grazie.”A partire dall’anno seguente, incominciai, pur inesperta, ad organizzare i pellegrinaggi.

Le locuzioni interiori divennero più frequenti e una notte, mentre stavo dormendo tranquillamente, sentii una voce dentro di me che mi disse:

“Alzati e scrivi.”

Pensai di sognare e ricominciai a dormire. Sentii la stessa voce una seconda volta:

“Alzati e scrivi.”

Allora mi sedetti sul letto guardandomi attorno per vedere se c’era qualcuno, ma ero sola. Alla terza chiamata mi alzai, cercai una biro e un foglio e mi misi a scrivere. Gesù mi disse:

“Io sono il primo sacerdote della Chiesa e ti ho scelta per rimuovere il cuore della Chiesa Cattolica che sta scendendo a picco.”

Io non capivo che cosa volesse dire con queste parole e che cosa avrei potuto fare per “rimuovere il cuore della Chiesa”.

Incominciò così la mia missione; mi dettò un messaggio personale per un sacerdote e mi incaricò di portarglielo, indicandomi il paese in cui dovevo consegnarlo. Da allora non mi sono più fermata. Qualche volta i messaggi servono a rincuorarli, altre volte per richiamarli ad una vita più in sintonia con i dettami della Chiesa. Talvolta, consegnando questi messaggi, vengo umiliata; allora offro a Dio questa sofferenza per la salvezza della loro anima. Gesù dice che i suoi sacerdoti sono come dei bambini che vanno rincuorati e aiutati, non devono essere lasciati soli e hanno bisogno di sentire il calore della loro comunità. Durante queste missioni ebbi modo di incontrare anche due persone straordinarie come Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Anche a loro portai un messaggio di una bellezza fuori del comune.

Sono passati un po’ di anni dall’inizio della mia missione e continuo, ancora oggi, nella mia opera di messaggera. Il mio compito, però, si è allargato: non si limita ai soli consacrati, ma mi vengono dettati messaggi per aiutare l’umanità, quindi, indirizzati a tutti.

Per ringraziare Padre Pio di tutte le grazie che ci concede, come ho già detto, incominciai ad organizzare i pellegrinaggi a S. Giovanni Rotondo, nel mese di aprile. Una mattina, dopo la S. Messa, fra Modestino, facendomi notare che io ero sempre a S. Giovanni Rotondo, mi chiese: “Come mai non hai ancora formato il gruppo di preghiera di Padre Pio?” Io non conoscevo la procedura per formare un gruppo, per cui gentilmente mi disse che, lungo il viale, negli uffici, avrei potuto prendere lo statuto e portarlo in Curia e al mio parroco. Ma, una volta tornata a casa, il parroco mi negò il permesso, dicendomi che a Treviolo non c’era bisogno del gruppo di preghiera di Padre Pio, perché c’erano già tanti gruppi di preghiera. La notte stessa, Padre Pio mi disse di alzarmi e di scrivere: “Costruisci per me una cappella, qui a casa tua, sarà un grande luogo di preghiera e io sarò sempre nel tuo cuore, ti guiderò e ti proteggerò”. Mi domandavo come e dove avrei potuto costruirla. Alla mattina, mi venne l’ispirazione mentre guardavo, sul retro della casa, un luogo abbastanza grande e funzionale: lì avrei potuto edificare la cappella.

Ebbe quindi inizio la costruzione che realizzai con grandi sacrifici. Pur non avendo alcuna possibilità economica, mi misi in movimento per fare ciò che Padre Pio mi aveva ordinato. Nel corso dei lavori successe un fatto straordinario: una piccola statua, raffigurante padre Pio, che mi era stata donata e che avevo collocato nella mia stanza, emanava un profumo intenso di fiori, soprattutto di viole e rose. Questo fatto si protrasse per alcuni mesi e fu avvertito da parecchie persone: familiari, amici e gli stessi operai dell’impresa edile che avvertivano il profumo uscire dalla mia stanza e spandersi in tutto il cantiere.

Terminati i lavori per portare la costruzione a livello di rustico, mi fermai con l’impresa edile. Contattai un muratore che era disposto a completare le finiture; quando avanzavo un po’ di denaro, lui prestava la sua opera, io gli facevo da manovale e la costruzione procedeva, se pur lentamente.

Ci sono voluti parecchi anni, ma alla fine la cappella venne ultimata senza nessun aiuto finanziario. Sono convinta che, se avessi accettato soldi da altre persone, non avrei adempiuto alla missione in piena aderenza ai desideri di Padre Pio.

Dopo aver terminato la costruzione della cappella ed averla inaugurata, incominciai a ricevere le persone che si rivolgevano a me per essere aiutate. Sapevo che la cappella doveva essere un luogo di preghiera e di incontro. Vi andavo spesso da sola a pregare, mi raccoglievo nel silenzio e, rivolgendomi al Signore, raccomandavo tutti al cuore di Dio.

Ormai avevo accantonato il pensiero di costituire il gruppo di preghiera di Padre Pio, ma il desiderio era ancora forte. Mi sentii suggerire nell’intimo di formare comunque un gruppo di preghiera. Incominciammo in tre, in casa mia. Poi, pian piano, il gruppo si allargò e oggi tutti insieme, il venerdì sera, alle 20,30 preghiamo ringraziando Dio e chiedendogli di concedere grazie a chi ne ha bisogno.

Con il gruppo di preghiera, mettiamo sempre nel cuore di Dio i bisogni e le preoccupazioni della gente. Ho capito che, pregando in gruppo, abbiamo una forza maggiore, raggiungiamo il Suo cuore con più efficacia ottenendo un bene grande e grazie meravigliose.

Un giorno, Gesù mi diede un messaggio dicendomi che dovevo realizzare opere più grandi di me. Qualche tempo dopo, in visione, mi fece vedere ciò che avrei dovuto realizzare: su un ampio terreno, sorgevano delle piccole case bianche indipendenti tra loro, ognuna con un piccolo giardino, recintato da barriere bianche di legno. Ogni dieci case c’erano dei vialetti che conducevano al centro del terreno, dove sorgeva una grande costruzione comprendente una sala conferenze, una mensa, un bar e una sala per esposizioni. La sala conferenze doveva essere utilizzata per gli incontri di preghiera e per la crescita spirituale. Il centro doveva chiamarsi “I Piccoli di Dio” ed essere dedicato alle persone sole perché per Padre Pio la solitudine distrugge le persone.

Mi ricordai, allora, di un messaggio del 2001, nel quale mi era stato suggerito di formare un’associazione. Mi rivolsi, quindi, ad un avvocato per un consiglio, coinvolgendo anche la mia commercialista. Gli spiegai il progetto che volevo realizzare e l’intenzione di formare un’associazione che non avesse fini di lucro. In breve tempo ci accordammo su tutto; lo stesso avvocato si incaricò di studiare ogni cosa e di preparare lo statuto.

Nacque così l’associazione “I Piccoli di Dio” che però aveva bisogno di fondi per poter realizzare il grande progetto.

Nel 1995, mi sentii ispirata a scrivere testi per canzoni. Ne scrissi parecchi e mi impegnai a sostenere l’esame come autrice di testi a Milano, che superai. Ho avuto poi il piacere di incontrare il maestro Ernesto Guarino a Ischia in occasione di uno spettacolo. Parlando con lui gli dissi che avevo scritto tanti testi ispirati. Dopo aver letto alcuni testi, il maestro Guarino scelse il testo “Luna, Luna” che musicò in versione napoletana e presentò al festival di Napoli a Capua nel 2003 dove vinse il premio della critica. Su invito del maestro, partecipai anche l’anno seguente con la canzone “Le guerre non si possono fare” e vinsi di nuovo il premio della critica per i grandi valori.

Dopo questi successi, che mi dettero molta gioia, composi altri testi; due di questi, sono stati musicati dal maestro Dino Angelini e sono stati inclusi in due cd cantati da Elisabetta Viviani (“La nave”) e da Mal (“Il mio nonnino”).

Il maestro Angelini mi suggerì di preparare dodici testi per produrre il mio primo cd; nacque così “Canzoni del cuore e parole di pace”, nel quale tre dei testi furono dedicati a Padre Pio, a Madre Teresa e al Papa buono. Anche gli altri nove testi sono stati molto apprezzati perché danno gioia nel cuore e tanta serenità.

Ho raccontato questa mia inclinazione verso la composizione di testi, unicamente per segnalare, se mai qualcuno fosse interessato, la mia disponibilità alla realizzazione di canzoni; ovviamente, la finalità di tutto questo è sempre la costruzione dell’opera “I Piccoli di Dio” nell’ubbidienza alla missione che mi è stata affidata senza alcuna finalità di lucro personale.

A partire dal 2004 hanno cominciato ad interessarsi alla mia missione svariati giornali.

Nel corso della mia vita, sempre ispirata dall’alto, scrissi anche delle preghiere. Rileggendole, a distanza di tempo, ho sentito che non era giusto tenerle solo per me: sono semplici, ti toccano il cuore e ti danno un senso di pace e di serenità. Ebbi quindi l’idea di raccogliere tutte queste preghiere in un libro, in modo che, chiunque le leggesse, provasse la stessa sensazione di gioia che provo io. Ho avuto la conferma della bellezza di queste semplici preghiere da tutti coloro che ne sono entrati in possesso ed hanno letto il libro. Il titolo è: “Preghiamo Dio Padre con Lucia”, edito da Edizioni Junior, giugno 2006. Chi ne volesse una copia deve venire direttamente da me, a casa mia. Anche i proventi derivanti dalle offerte per il libro di preghiere saranno utilizzati esclusivamente per realizzare l’opera “I Piccoli di Dio”.

Ho scritto un secondo libro che parla della mia vita e il titolo è: “Da una telefonata dal Paradiso… la mia vita cambiò”. Il libro è pubblicato da “Edizioni Segno” (Udine) e può essere richiesto presso la casa editrice o venire acquistato direttamente da me, a casa mia. Purtroppo, e di questo mi scuso, io non sono attrezzata per la spedizione di libri.